Maria Laura Leone è stata per noi una vera rivelazione.
L’abbiamo incontrata al Museo di Bovino la sera in cui Maddalena Gatta presentava la sua mostra Dee e Guerriere.
Era quella l’occasione giusta per inaugurare il Museo che custodiva la stele eneolitica della Dea Madre e per presentarla fu invitata Maria Laura Leone.
Iniziammo ad ascoltarla con lo spirito di chi si accomoda in poltrona per seguire una conferenza e ci trovammo invece trascinate in un mondo che non conoscevamo. Fuori il cielo imbruniva mentre le immagini che Laura proiettava sullo schermo ci immergevano in una visione magica. A catturare la nostra attenzione non erano i luoghi che mostrava: montagne, caverne, pareti di rocce, ma le domande con cui ci portava a vedere ciò che rimaneva invisibile. Ci stava accompagnando a vedere nell’arte preistorica ciò che l’occhio nudo non vede: la dimensione misterica e la valenza simbolica, ciò che al suo sguardo di ricercatrice era apparso lampante nell’istante stesso in cui l’aveva colto.
Fu una rivelazione di senso che ci lasciò attonite perché dava parola e senso al Mistero che custodivamo dentro.
Maria Laura Leone non la perdemmo più di vista, la sua potenza visionaria era illuminante e il magistero con cui introduceva nel mistero dell’arte preistorica dava voce alla Lingua della Dea che Maria Gimbutas ha rivelato nel corso della sua lunga ricerca di senso in campo archeologico.
Da lì in poi le nostre tre vite sono proseguite su binari paralleli ma sempre più aderenti sul piano della creazione.
Maria Laura Leone rimaneva per noi una figura inaccessibile, aperta al contatto profondo ma inerte ad ogni contaminazione simbolica.
Fu la nostra perseveranza ad aprirci il suo cuore.
Iniziammo a incontrarci sempre più frequentemente, tenendoci anche a debita distanza per riservatezza.
Ma a contagiarci furono le sue risate cristalline e la gioia che l’animava quando ci parlava della Daunia, una civiltà a cui accedeva fin da bambina guidata dalla passione di suo fratello.
Era sorprendente per noi scoprire che la sua passione di ricercatrice non prendeva linfa dalla vita accademica ma dalle viscere di quella bambina.
Vivere in diretta la sua esperienza dentro Grotta dei Cervi a Porto Badisco, leggerne il libro scritto dopo anni di ricerca sul campo, lasciarci illuminare dalla singolarità della sua visione sono i segni della sua opera rivelatrice. Entrammo con lei nel mistero di Grotta Chauvet e ne rimanemmo incantate.
Diventammo l’una il distillato dell’altra, tre corpi in piena creazione con le loro irriducibili singolarità.
Fu questo il crogiolo che portò a concepire il seminario Le Radici del Sacro.
Scegliemmo il Museo di Foggia per la sua nascita e invitammo le Custodi dei Beni Archeologici a divenire Autrici di Civiltà.
Laura e Maddalena, figure extra-ordinarie nei rispettivi campi dell’arte e dell’archeologia, entrarono da creatrici in un seminario che attingeva la sua ispirazione dal libro di Luciana Percovich: Oscure Madri Splendenti.
Luciana Percovich, con il suo magistero sulla civiltà della dea, fece di quel cerchio magico un grembo fecondo, perché introdusse nella narrazione museale la visione illuminante della Gimbutas.
Quell’evento ha dato inizio a un’Accademia a cielo aperto che ha preso il nome di Preistoria in Italia, un sito che attinge al Magistero Femminile per far luce sulle radici del sacro e del divino femminile.
I calchi delle pitture presenti nella Grotta dei Cervi sono stati distinti cromaticamente dall’autrice per rilevare i tratti ripetitivi ed evidenziarne così il linguaggio; Immagini tratte dal libro di Maria Laura Leone: LA FOSFENICA GROTTA DEI CERVI Arte, Mitologia e Religione dei Pittori di Porto Badisco.
Maria Grazia Napolitano
19 Aprile 2022