“Nel regno delle donne”- Episodio 3: “Il matriarcato khasi dell’India” – Stefania Renda

Donne Khasi in abito tradizionale - Credit: Wikimedia Commons

“Nel regno delle donne” (titolo originale “Terres de femmes” ): rassegna di documentari trasmessa sul canale culturale franco-tedesco ARTE

Disponibile dal 27/01/2021 fino al 03/04/2021
https://www.arte.tv/it/videos/084691-003-A/il-matriarcato-khasi-dell-india/

I Khasi sono un gruppo etnico che conta più di un milione di componenti, e abita le colline dello stato del Meghalaya nel nord-est dell’India, ma anche il nord-est dell’Bangladesh.
I Khasi seguono il principio di discendenza matrilineare, sono le donne che tramandano e gestiscono i beni, la casa del clan e si occupano anche di officiare alcune cerimonie, come quella funebre che è un rito di grande importanza.

Nella cultura khasi è la figlia minore, chiamata Ka Khatduh che riceve il compito di custodire e tramandare i beni della famiglia matrilineare, ed è lei che generalmente continua a coabitare insieme alla madre, mentre le figlie maggiori, dopo la nascita del primo figlio o della prima figlia, lasciano la casa materna per spostarsi insieme al marito/compagno in un’abitazione adiacente a quella della madre.

Queste regole sociali tuttavia non sempre vengono rigidamente rispettate. La centralità della madre nella cultura khasi è visibile anche dal pantheon delle divinità venerate, in cui tutte quelle collegate al benessere sociale e familiare sono femminili. La conversione al Cristianesimo durante gli anni della colonizzazione britannica indebolì molto la struttura sociale matriarcale dei Khasi. Infatti, negli ultimi anni è nata un’associazione di circa un migliaio di uomini khasi, denominata Syngkhong Rympei Thymmai (SRT) (che significa “Home Hearth Restructured”), che stanno lottando per cambiare i costumi matriarcali del proprio popolo poiché, probabilmente influenzati dai valori patriarcali veicolati dalla cultura dominante, si sentono declassati.<fn>Si veda Renda Stefania, 2020, Il matriarcato, Trieste, Asterios abiblio Editore, pp. 23-26.</fn>