Le nostre parole per dirlo – Paola Canonico

Una volta, avevo circa 26 anni, dopo una cena a casa di amiche, stavo andando verso la mia auto parcheggiata sul lungomare, non era nemmeno mezzanotte, insieme ad un altro amico.

Abitava poco distante quindi gli ho detto “dai la macchina è lì, vai a casa” in quei pochi metri, in pieno centro, in una strada dove passa sempre gente, mi sentivo serena. Ma un uomo ha cominciato a seguirmi e urlarmi oscenità, ho dovuto chiamare l’amico e chiedergli di tornare verso di me, ho accelerato e lui ha preso a correre gridandomi “pu**ana ti spacco la f*ca”. il mio amico ci ha raggiunti, lo ha allontanato, sono quasi venuti alle mani. Mi è andata bene.

Un’altra volta avevo parcheggiato al “parcheggione” della stazione, dove parcheggiamo la macchina tutt3 quando ci vediamo nei locali in centro, mi seguiva un ragazzo che voleva insistentemente il numero di telefono. Lo minacciai e si allontanò, pensavo di essermene liberata. Mentre inserivo la chiave nello sportello mi assalì da dietro, sbattendomi contro lo sportello, mi premeva i suoi genitali contro il sedere, ero bloccata tra lui e l’auto. La chiave era già nella toppa, per fortuna, perché trovai la lucidità di girarla, piegarmi dentro l’auto e attaccarmi al clacson. Io suonavo il clacson mentre quello mi si strusciava dietro, piangevo e gridavo. Spaventato dal clacson, fortunatamente, scappò. Non mi sono concessa il tempo di piangere e smettere di tremare, sono entrata in auto, non so come non mi sono schiantata, a distanza di sicurezza mi sono fermata e ho ripreso a respirare. Anche quella volta mi è andata bene.

Un’altra volta ero ferma ad un semaforo, chi si chiude dentro mentre guida?
Nessuno.

Eh ma noi donne dobbiamo farlo. Insomma mentre ero ferma a ‘sto semaforo in pieno centro, avrò avuto 31 anni, la portiera lato guidatore si è aperta e sono entrati due uomini, uno dietro e uno davanti accanto a me. Non so quale parte del mio cervello mi fece spostare la borsa che era sul sedile alla mia destra, perché in pochi secondi pensai a quelle cose a cui solo le donne devono pensare “questi ora mi violentano, mi serve il telefono”. Feci alcune decine di metri, guidando, con loro che gentilmente mi dicevano che dovevo portarli a casa loro, che uno aveva male al piede, domandandomi se ero fidanzata, se mi piaceva l’idea di uscire con loro, mi appoggiavano le mani sulla spalla, mi chiedevano se ci potevamo conoscere meglio.

Al semaforo successivo ebbi la lucidità di fermarmi, spegnere l’auto, portare via le chiavi, scendere, e scappare via con la borsa e il telefono. Lasciandoli lì, in mezzo alla strada, nell’auto senza chiavi, in pieno incrocio.

Avevo paura che mi avrebbero riacciuffata, quindi cominciai a correre senza guardare, una macchina nel verso opposto quasi mi investiva. Chiamai i carabinieri, loro capirono cosa stavo facendo e uscirono dalla mia auto. Anche quella volta mi andò bene. Non parcheggio più al “parcheggione” in stazione, ho paura, se sono sola e non trovo parcheggio vicino al locale dove devo andare, molto vicino, non esco, me ne torno a casa.

Queste sono le tre volte in cui mi sono spaventata di più, in cui ho avuto la certezza che quegli uomini stavano per nuocermi e mi è andata bene. E’ stato unicamente culo.
Non enumero le migliaia di volte in cui cambio marciapiede se dove sto camminando c’è un gruppo di uomini o ragazzi assiepati. Cambio lato della strada senza nemmeno accorgermene. Quando è estate e ho qualcosa di un po’ scollato (ho il seno grosso, quindi in pratica tutto diventa scollato dopo Giugno) mi copro con la borsa, mi copro con le braccia, se sto entrando in un ufficio dove ci sono uomini, se devo parlare con un uomo che non conosco, mi copro senza nemmeno accorgermene.

Per strada, sui treni, ho visto una notevole quantità di peni non richiesti di molestatori vari, quelli che te lo fanno vedere mentre si toccano, e ti dicono cose sconce, e per fortuna oltre non vanno. In estate odio indossare reggiseni, e comincia la rottura di coglioni di quando parli con un uomo e quello non riesce a non guardarti i capezzoli, come se lui poi non li avesse, i capezzoli. Non saprei contare la quantità di volte in cui mio padre mi ha urlato “zitta”, la quantità di volte in cui gli uomini adulti con cui tratto, sindaci, assessori, amministratori vari, hanno sminuito il mio pensiero, nonostante fossi immensamente più competente di loro sulla materia.

Non si contano le volte in cui familiari e conoscenti mi hanno fatto battute sul fatto che non ho figli, su quanto fossi ingrassata, su quanto fossi dimagrita, “e ma ora è troppo”. Una società in cui una donna cambia marciapiede perchè deve attraversare un gruppetto di uomini, e lo fa in automatico senza manco accorgersene, è una società in cui ogni uomo ha colpa. Non sono tutti stupratori, certo, mi sono innamorata del mio compagno in fretta e ho avuto conferma di aver scelto bene quando una sera abbiamo accompagnato a casa una mia amica e io ho detto “dai riparti è arrivata” e mi ha risposto “no, devo essere certo che sia entrata nel portone “. E così abbiamo fatto, abbiamo aspettato che fosse dentro, non vicino. Però poi se si tratta di pulire casa, per farmi dare una mano devo strillare fortissimo, perchè è stato cresciuto dalla mammA, dalla tatA e dalla filippinA. Quindi non esiste che pulisce il bagno o lava na finestra. Lava i piatti, e si sente a posto. Segue i femminicidi, molto più di me, si arrabbia tantissimo con i media e come assolvono gli assassini di donne, direi che nella teoria è femminista, almeno.

Ricordo discorsi dei miei amici, splendide persone che amo, quando a turno andavano a letto con la stessa ragazzina, e però poi alle spalle, senza sapere che ero nel bagno del locale e sentivo, dicevano che faceva schifo che si ripassava tutto il gruppo. E parlo di persone woke, di sinistra, quelli che si indignano se non passa il Ddl zan e che oggi si schifano per le dichiarazioni del compagno merdone della Meloni. Questo perchè è vero, non siete tutti stupratori, ma come dice mia nonna, poco politicamente corretta, “gli uomini sono tutti una razza”. Tutte noi cambiamo marciapiedi, perchè nessuna di noi si sente sicura se ci sono capannelli di maschi, qualsiasi sia il contesto. A me è andata bene? Se parliamo di femminicidio e stupro sì. Altrimenti no, ti va bene se nasci uomo, bianco, etero, occidentale.

Allora ti è andata bene.

Paola Canonico