
Sento di raccontare ciò che segue perché possa essere di aiuto ad altre.
E scelgo l’anonimato.
Sono una persona sofferente da sempre.
Sono nata sbagliata.
Ho avuto dei problemi visivi fin da quando ero piccola, e sottoposta ad operazioni.
Non mi sono mai vista, ho passato anni senza vedermi, senza accorgermi dei mutamenti che avvenivano in me.
La vita era scandita dal passaggio da un ordine di scuola all’altro.
Quando sono arrivate le prime mestruazioni ho fatto testamento, non capivo cosa volesse dire. Mi è stato detto che ero diventata signorina, ma questo non significava nient’altro, non significava niente. Ho cercato qua e là, e solo dopo un po’ ho capito cosa significasse. Cioè una donna fertile, o meglio, una ragazzina che poteva, nel caso di rapporti sessuali, divenire madre.
Racconto questo perché è tutto molto vago nella mia mente, nei miei ricordi, ma quando sono diventata signorina improvvisamente le tette e il culo sono diventati grandi, ma non sono cresciuta in altezza. E il corpo con le tette hanno attirato l’attenzione di mio cugino, in una giornata d’estate, a casa di mia nonna.
Palpate, toccate, mentre lui era dietro di me, mentre lui mi invitava a letto.
Io non so cosa ho provato, non lo so, non lo ricordo, solo che non avevo emozioni.
Ho raccontato la cosa, dopo, alle due sorelle, mia madre e la madre di mio cugino, e a mia nonna. Hanno messo a tacere tutto, preoccupandosi soltanto che non ci fosse stato un rapporto sessuale completo.
Da allora il rapporto con mio cugino è sempre stato distante, nonostante posso dire di volergli bene. Forse la cosa che più mi ha umiliata, oltre a mio cugino, fu il ruolo di mio fratello che gli diede manforte, spingendolo a provarci con me. Allora fui passiva, così come sono stata passiva per tanti anni.
Tempo dopo l’episodio di mio cugino ricordo che in uno di quei saloni che aveva messo a disposizione la Tim, con tante cabine telefoniche aperte, mentre ero al telefono un uomo mi si avvicinò aprendo il suo impermeabile e sotto era completamente nudo. E’ un’immagine ancora vivida in me, ed anche allora io non ho provato nulla ed ho continuato la conversazione al telefono.
Più in là negli anni ho avuto il mio primo rapporto sessuale, senza nessuna tenerezza, velocemente. L’ho vissuto come una violenza. Chiedevo di smettere, chiedevo di andare con più tranquillità, ma niente.
Volevo lasciarlo, ma poi non l’ho fatto, e in seguito lui ha lasciato me.
Il rapporto s’era logorato, anzi forse non c’era mai stato. O forse lui, a suo modo, era veramente innamorato ed io semplicemente alla ricerca di un qualcuno che compensasse la mia solitudine, il mio vuoto dentro.
Da allora non ricordo di avere avuto esperienze, se non qualcuna, che mi avessero particolarmente soddisfatto.
Ricordo momenti altri, in cui ci sono stati uomini che si sono rifiutati di avere una relazione con me, anche intima, perché ero grassa, perché avevo quella pancia che li respingeva.
Ne ho sofferto. Scegliere di ingrassare, quasi in maniera consapevole, non è stato positivo per me. Era solo un modo per compensare ancora quel vuoto che sentivo, sempre quella difficoltà a gestire l’assenza, ed era sempre quella stessa modalità che mi permetteva di mantenere la mancanza di emozioni che avevo provato durante l’infanzia, l’adolescenza, ma praticamente in tutta la mia gioventù.
Non volevo più sentire il dolore della prima volta.
Il cibo mi ha salvato, il cibo mi ha distrutto.
Il cibo mi ha fatto compagnia, il cibo mi ha sottratto compagnia.
Il cibo mi ha permesso di sopravvivere, ma non di vivere.
Il cibo-maledizione. Maledetto sia, ma è stato anche benedetto in alcuni momenti.
Non metto in dubbio che le donne siano state e siano ancora molestate da membri del proprio nucleo familiare, ma lo sono state e lo sono ancora quando rifiutate, perché su di esse vige uno standard, quello per cui se sei magra vali, se non sei magra non vali…non vali come donna, non vale la tua personalità, i tuoi interessi, la tua cultura, la tua sessualità. Tutte cose che possono esserci comunque, ma che in una persona grassa non vengono viste, né riconosciute.
Per tanti il corpo grasso non esiste, non ci sono spazi per quel corpo.
C’è spazio solo per un unico corpo, un corpo che sia estremamente da copertina o comunque che ci si avvicini.
Un corpo che si esibisca o venga esibito.
Un corpo che non so a quante donne appartiene veramente per scelta o perché è l’unico modo per essere accettate.