La stanza di Denise – Brunella Campea

Denise Di Nenno

E me ne devo andare via
Così?
Non che mi aspetti il disegno
compiuto
ciò che si vede alla fine del
ricamo
quando si rompe con i denti
il filo
dopo averlo su se stesso
ricucito
perché non possa più sfilarsi
se tirato.
Ma quel che ho visto si è
tutto cancellato.
E quasi non avevo
cominciato.

(Patrizia Cavalli)

Era da tempo che desideravo raccontare questa piccola grande storia. La storia di Denise.

I motivi sono tanti. Forse perché mi è entrata talmente dentro che mi sembra di averla conosciuta, o forse perché di storie come la sua se ne parla e scrive ancora troppo poco, anzi per niente, o infine perché l’ordito su cui essa è tessuta è fatto con i fili preziosi dell’umanità e della civiltà dell’amore e del dono.

Denise Di Nenno nasce a Frisa, in provincia di Chieti, il 26 giugno 1975. E’ una bambina molto amata, solare e piena di vita, ma improvvisamente, a soli 13 anni, proprio in quell’età in cui in tante favole la fanciulla adolescente protagonista deve far fronte a cambiamenti e rivoluzioni, non sempre sereni, il suo cuore si ammala gravemente, Denise è affetta da miocardiopatia dilatativa, tanto che l’unica speranza di vita è quella del trapianto. Urgente.

E nel settembre 1988 il cuore arriva, sarà quello di un ragazzino sardo morto a causa di un incidente in motorino.

I chirurghi da Roma voleranno a Cagliari per l’espianto.

Denise sarà salva, nel suo petto batterà un cuore nuovo, grazie a donatori sconosciuti, ad una famiglia che cercherà di trasformare il proprio immenso dolore attraverso quel dono grandissimo.

E’ così che la vita di Denise riprende a scorrere, come se una nuova linfa la nutrisse. Intanto anche la sua famiglia cresce ed arriva per lei un fratellino.

Ma Denise è diventata anche molto più sensibile e attenta al suo mondo interiore, quel che le è successo l’ha trasformata, e la poesia è il modo per comunicare i suoi pensieri più veri, intimi e profondi.

“Insaziabile tempo
non posso afferrare
i tuoi attimi
e fermare il cigolio
delle tue lancette,
mentre cullano
ore di vita
calma e disperata.”

Denise è una ragazza piena di interessi e di passioni. Finite le scuole superiori andrà a Roma per studiare Antropologia. Tutto è mutato intorno a lei e l’amore si manifesta ben al di là delle relazioni familiari. Denise ha tantissimi amici, vuole fare esperienze sempre nuove, come se in cuor suo, nel profondo di quel piccolo cuore donatole, sapesse che il tempo dato è prezioso, che ogni attimo è unico e solo da vivere, abbracciando con forza ogni slancio vitale.

Si appassionerà anche alla fotografia, già lavoro paterno.

Nel frattempo ha una nuova amica pugliese che nel tempo diventerà la sua compagna, si chiama Valentina Pedicini (1) , ha tre anni meno di Denise e studia Linguistica a Roma, ma in seguito diventerà un’affermata regista e sceneggiatrice.

A Roma Denise si mobiliterà in molte battaglie per i diritti delle donne e per la comunità LGBT, sempre in prima linea.

Insieme ad altre fonderà il gruppo “Queering Sapienza” e parteciperà al primo World Pride del 2000 a Roma, intervenendo anche dal palco.

La vita di Denise è una nuova promessa a cui credere fiduciosi, il tempo e lo spazio di questa giovane donna sembrano dilatarsi per seguire ogni cosa con un interesse vitale e struggente.

Appassionata della Taranta, segue fin dalla prima edizione del 1998 la Notte della Taranta a Melpignano, e nel 2000 ballando arrivò a slogarsi una caviglia cadendo sulla ghiaia del terreno irregolare.

Eppure questa vita così piena di progetti condivisi e di tanto amore che la circonda sempre, subisce un ulteriore urto. Il cuore di Denise, quel cuore trapiantato quando aveva solo 13 anni, non funziona più come prima, il suo corpo è cresciuto e adesso, a 28 anni, bisogna affrontare un altro trapianto.

Adesso al suo fianco c’è anche Valentina e Denise questa volta cerca come può di proteggere i suoi genitori da questa nuova ondata di preoccupazioni dolorose.

Il suo nuovo cuore arriverà dalla Calabria, ancora un dono grandissimo che porterà la speranza di rivoluzionarle nuovamente la vita, permettendole di sopravvivere.

Però stavolta qualcosa va storto.

Denise è operata a fine luglio del 2003, l’operazione sembra perfettamente riuscita, tanto che si pensa di dimetterla per il 10 di agosto, ma una febbre insorge improvvisa e non le dà tregua, viene da un’infezione polmonare che non si riesce a debellare.

Alla fine Denise morirà il 15 agosto 2003.

Anni prima aveva scritto:

“E il sipario si chiude
tu resti dietro le quinte
in un angolo buio
fissando l’oscurità
che avvolge silenziosamente
il tuo corpo inerme,
mentre ignara della vita
attendi la morte.”

A distanza di venti anni dalla morte di Denise, i suoi genitori Claudia ed Enrico hanno pensato ad un modo speciale per ricordarla, ed insieme alla comunità di Frisa, Amministrazione e Biblioteca Comunale, nel 2023 è nato il Concorso di Poesia “La stanza di Denise”, evento sicuramente destinato a crescere nel tempo.

Il caso ha poi voluto che le nostre strade si siano incontrate, con tutto il portato personale delle nostre vite.

Ma il motivo più importante che mi ha colpito e fatto amare la storia di Denise ha a che fare con l’AIDO (Associazione Italiana Donatori Organi) (2) , della quale faccio parte anch’io dalla metà degli anni ’80, poco più che ventenne, seguendo l’esempio materno.

L’essere donatori di organi ti pone nel mezzo di una doppia prospettiva, quella del volere e poter donare, ma anche quella del poter ricevere. Ricordo ancora quando firmai le poche righe del testamento olografo, ancora così giovane, ma assolutamente certa di quel che facevo.

Essere donatori presuppone il saper affrontare il pensiero della propria morte con un ultimo slancio verso il dono assoluto. Quello teso a salvare un’altra vita, così che alla fine tutto abbia avuto un senso.

Credo sia uno dei più grandi e disinteressati gesti di civiltà, con una portata etica immensa.

Ognuno di noi, in qualsiasi momento, potrebbe ritrovarsi dall’una o dall’altra parte.

L’Italia si colloca al secondo posto tra i maggiori Paesi europei per numero di donatori, dietro la Spagna. Emilia Romagna , Veneto e Toscana le regioni più generose, più indietro quelle del meridione.

La stanza di Denise è ancora lì, piena di foto, di lettere, di poesie, di tesori ancora da ritrovare, di percorsi ancora da riannodare. Dopo la sua morte tutta la sua nuova grande famiglia allargata si è tenuta unita nel suo ricordo, anche adesso, dopo oltre 20 anni dalla sua scomparsa.

I legami da lei creati si sono ramificati col tempo, e ognuno continua a supportare l’altro, riempiendo l’assenza.

Solo Valentina non c’è più, morta nel 2020 a causa di un tumore.

Ma sempre, ultimo, resta l’Amore.

Denise Di Nenno e Valentina Pedicini

 

Note:

(1): Valentina Pedicini

(2): AIDO