Donne che non muoiono – Luciana Percovich intervista Maristella Lippolis

Pubblichiamo una breve intervista di Luciana Percovich a Maristella Lippolis in merito al suo ultimo libro Donne che non muoiono. Una storia di salvezze, dodici donne che in modi diversi affrontano la violenza di un uomo e che agiscono. Scoprono di non essere sole e di possedere risorse insospettate che possono fare una grande differenza, tra morire o salvarsi.

Luciana: In questo tuo ultimo libro ci racconti di storie di violenza ma soprattutto di percorsi di salvezze, che si realizzano anche grazie a una comunità di donne solidali, creative, intraprendenti; alcune le vediamo sul punto di dare una nuova svolta alle loro vite. Mi domando se il quadro che ne esce forse sia più desiderato che reale. Ma so che segui e sostieni da anni il centro antiviolenza Ananche di Pescara, e allora mi viene da pensare che sia questa realtà ad averti spinta a dare visibilità all’intreccio di relazioni che ruotano e alimentano il lavoro del centro. È così?

Maristella: In parte è così, ma so che in tutte le città ormai la realtà dei Centri antiviolenza è viva, variegata, e decisiva per le donne che cercano una via di uscita. Ne conosco molti. E sono molte, sempre di più, le donne che cercano il loro aiuto. Ma restando sul piano che mi è più congeniale, quello dell’inventare storie che piacciono prima di tutto a me, e poi alle lettrici, posso dire che in tutti i miei romanzi le protagoniste sono donne in fuga e in cerca di una vita diversa ma non sono mai eroine solitarie, per farcela hanno sempre bisogno di un contesto di relazioni con un’altra donna, o con molte altre, come accade in questo ultimo romanzo. Lo sguardo e il sostegno dell’altra sono fondamentali. E sono convinta che anche nella vita reale sia così, è difficile salvarsi da sole. La molla che mi ha spinta a “inventare” questa storia è stata la rabbia e il senso di impotenza che ci assale tutte a ogni notizia di femminicidio. Inventare una realtà diversa, dove le donne si salvano, costruisce comunque realtà.

Luciana: Qui riprendi, ampliandola in una dimensione più corale, alcune situazioni e personaggi di un tuo libro precedente, soprattutto personaggi femminili che portano avanti la loro storia e il loro impegno. Possiamo pensare che svilupperai una piccola serie con sempre diverse articolazioni?

Maristella: Ti riferisci al romanzo Raccontami tu. Le cose sono andate così: quando ho capito che nella storia che andavo costruendo avevo bisogno di un luogo collettivo di donne che fosse un luogo di pensiero e di solidarietà, ho pensato subito a una libreria e a un gruppo di lettrici. E allora ho pensato che quel luogo lo avevo già inventato in quel romanzo pubblicato nel 2017, e che quelle protagoniste erano perfette per portare avanti la loro storia anche qui. Non credo che svilupperò una serie. Ma non si può mai sapere!

Luciana: Descrivi impietosamente comportamenti maschili tossici e figure di uomini in cui c’è ben poco da salvare. Pensi che le relazioni di coppia siano decisamente peggiorate, anche dal punto di vista della frequenza con cui si manifestano nella realtà ormai quasi quotidiana o che sono solo diventati più visibili, perché la coscienza delle donne è comunque cambiata sull’onda lunga del movimento delle donne?

Maristella: Entrambe le cose. Le donne sono più consapevoli del loro legittimo desiderio di vivere una vita libera e dignitosa, anche quando questo si scontra con una mentalità maschile ancora ferma all’ordine patriarcale. Quello che sorprende invece è che questa mentalità sia presente anche in fasce d’età più giovani, e che le aggressioni violente e le uccisioni di donne davvero non conoscano età e attraversino tutte le generazioni. Questo non ce lo saremmo aspettato.

Luciana: Penso che la parte del lavoro politico delle donne che manca ancora di forza siano state e ancora siano il desiderio, la capacità, e la consapevolezza della necessità di immaginare concretamente futuri quotidiani diversi, in un progetto più ampio e lungimirante di nuove forme di convivenza per l’umanità nel suo complesso. Qual è la tua visione a questo proposito?

Maristella: Forse abbiamo peccato di ottimismo. Mi sembra evidente che il mondo invece di migliorare si sta imbarbarendo, che la politica viene soppiantata sempre di più dalla guerra e da comportamenti bellicosi tra le forze politiche. E questo accade anche nelle relazioni tra le persone. La nostra generazione ha lavorato molto sulla consapevolezza individuale, sulla capacità di stare al mondo “da signore”, come si diceva una volta. Credo che le giovani donne di oggi abbiano introiettato questa consapevolezza di sé, e che già accade che sappiano giocarsela. Penso alle tante proteste di giovani donne che si sollevano in quei paesi dove il corpo femminile è visto come una minaccia. Ma penso anche al MeToo, che è nato come protesta e denuncia contro la violenza ma sempre più spesso agisce il conflitto con l’ordine patriarcale che sta avvelenando il mondo, e lo rende visibile. Ho fiducia in loro.