Le mie amiche Beghine – Simonetta Pirazzini

Immagine dal sito "nel giardino delle beghine" a Bruges

“Per chi non lo sapesse, sono una Beghina, una di quelle che otto-nove secoli fa diedero tanto da fare a vescovi e inquisitori, chi le voleva sante, chi demoni scatenati, da mandare al rogo.

Comunque non eran le devote false, ipocrite e intriganti, ovvero le “bigotte” che pensi tu…”.

Così scrive Romana Guarnieri, una delle più note medieviste italiane, nel suo libro Con occhi di beghina, Marietti 2003, a pag. XV della frizzante introduzione (De amicizia), in cui cita alcune donne, colonne italiane della ricerca e dello studio della differenza (femminile), amiche sue e amiche delle Beghine antiche. Romana, madre olandese, padre italiano, era nata a L’Aja 2/11/1913 (poi andrà a Roma, + 23/12/2004). I Paesi Bassi sono vicinissimi al Brabante, dove tutto cominciò molti secoli fa. Lei, madrelingua olandese, le Beghine le ha conosciute fin da piccola.

Come Romana, così io: faccio mie le sue parole. Sì, sono una Beghina, con una promessa che ho scritto e che osservo dal 21/12/2020 e che rinnovo ogni anno. Celebro il solstizio d’inverno: il nadir del buio, si va verso la luce.

Ma chi sono queste Beghine?

Sono donne che a partire dal XII secolo, nella diocesi brabantina di Liegi (ora in Belgio) e poi in tutta Europa, decisero di vivere come delle monache, rimanendo però laiche. Le prime Beghine dal XII al XIV-XV secolo danno corpo ad una “vita intermedia” (tra laica e religiosa), fatta di servizio ai bisognosi, ricerca spirituale e lavoro, che ispira presto centinaia di migliaia di donne (se ne contano fino a due milioni che vivono contemporaneamente nel XIV secolo in Europa).

Vogliono vivere insieme in piccoli gruppi (ma ciascuna nella sua casa) o da sole, dedicandosi alla carità attiva nel contesto urbano, tra i poveri, i malati, i bisognosi, lavorando per mantenersi, accompagnando uno stile di vita sobrio e di servizio con una intensa vita di spiritualità e di studio.

Nasce un movimento spirituale, innovativo e molto eterogeneo: libero, femminile (il ramo maschile, i Begardi, ha una storia diversa e molto più breve), estatico, ma anche ben organizzato e riconosciuto nella società del tempo per le opere di carità, l’autorità spirituale e le loro brillanti imprese sociali, commerciali e artistiche.

La loro nascita nel XII secolo coincide in Europa con una “rivoluzione sociale”: dal modello aristocratico-feudale ad un’impostazione sociale borghese e cittadina. Si diffonde la ricchezza e il denaro, nelle città diventa visibile la povertà. Molte figlie di famiglie borghesi, di artigiani e di commercianti sono donne colte che studiano e imparano (vivendola in casa) l’imprenditoria. Studiano i testi in circolazione degli studiosi antichi, testi latini, tra i quali la Bibbia: la traducono nelle lingue locali e la diffondono nel contesto in cui vivono, a beneficio del popolo. Intrattengono rapporti epistolari, con visite e frequentazioni di eminenti studiosi e teologi del tempo. Tra gli altri Bernardo di Chiaravalle e più tardi Erasmo da Rotterdam, che abitava a pochi metri dal Beghinaggio di Anderlecht (Bruxelles). Anche Meister Eckhart, teologo domenicano del XIII secolo, che pare avesse una zia Beghina, le frequentava; inoltre molto probabilmente era a Parigi nello stesso convento domenicano, dove era ospitato l’inquisitore che mise sul rogo il 1° giugno 1310 Marguerite Porete (Beghina di Valenciennes), rea di aver scritto un libro, Lo Specchio delle Anime Semplici, testo di alta mistica, ma considerato eretico. Il testo bruciò con lei in tutte le copie circolanti sequestrate. Fu poi ritrovato da Romana Guarnieri un manoscritto anonimo nella Biblioteca Vaticana nel 1946: Romana scandagliava tutti gli archivi e le biblioteche d’Europa (conosceva moltissime lingue europee, antiche e moderne) e conosceva gli atti del processo inquisitorio di Marguerite Porete, dove erano citati ampi stralci, che le permisero di assegnarlo senza dubbi. Grande scoperta. Tra Beghine ci si intende!

Come ho detto, le prime Beghine abitarono sole, in piccoli alloggi e vicine ad una chiesa di loro scelta, spesso “eremite” o “recluse”, pur svolgendo servizi per poveri e lebbrosi. Crescendo il numero, costruirono le loro case individuali, le une vicine alle altre (ore le chiameremmo “case a schiera”), con ampio spazio al centro, dove sorgeva la loro chiesa e gli edifici comuni: infermeria, laboratori, case di accoglienza, le prime scuole informali per i bambini e la Tavola dello Spirito, ovvero la mensa per i poveri. Questo insieme urbanistico innovativo era circondato da mura e un portone o un cancello, chiuso la notte, per sicurezza e un certo distacco dal “mondo”. Ma le Beghine uscivano per assistere poveri e malati e per gli altri numerosi servizi di pietà: seppellire i morti impiccati (lasciati altrimenti al pasto dei rapaci), accompagnare i moribondi e i defunti con preghiere, curare gli ammalati (anche gli appestati), dare assistenza, conforto e nuove speranze alle donne povere abbandonate e soccorrere le prostitute.

All’interno dei beghinaggi, il lavoro per mantenersi variava da produzioni alimentari (es. formaggi, birra) alla coltivazione di erbe medicinali per la cura dei malati (furono iniziatrici di centri di cura). Molto diffusa la lavorazione di lana, seta, lino e produzione di tessuti, anche di grande qualità, perciò richiesti e ben remunerati dalla società affluente. Nel campo artistico furono miniaturiste per i rari e preziosi libri del tempo e artiste di un certo livello in musica, pittura e scultura. Molte delle loro chiese hanno esclusivamente statue di sante (e di Gesù). Nelle abitazioni private, piccole teche appese al muro aperte mostrano a bassorilievo il giardino dell’Eden o gli orti di Salomone (il Cantico dei Cantici è una delle loro pratiche meditative casalinghe).
Avendo alcune di loro notevoli capacità speculative, svilupparono una “pietà” con caratteri peculiari, al femminile. Misero al primo posto l’imitazione di Gesù Cristo e nella preghiera erano molto attente a la Spirito santo e alla mistica della Amore (termini al femminile). La Minne Mystick fu poi ripresa da Meister Eckhart e dai mistici renani: Ruisbroek, Taulero, Suso, Silesio. Le Beghine “fanno” teologia e introducono novità nella vita spirituale, nella devozione e nella prassi della Chiesa del tempo. Esempi? Le “pietà” introdotte nei loro beghinaggi, a ricordare Maria col figlio morto sulle ginocchia, in comunione di spirito con le numerosissime donne, madri, mogli, sorelle e figlie di uomini morti in guerra.

Museo diocesano di klagenfurt, pietà, 1420 circa, da st. michael am zollfeld – Source Self-photographed- Author: sailko This file is licensed under the Creative Commons Attribution-Share Alike 3.0 Unported

Michelangelo scrive che a loro si ispirò per i suoi capolavori. La festa del Corpus Domini fu introdotta da Giuliana di Cornillon, beghina belga, del XIII secolo, poi assunta e istituita dalla Chiesa universale. E molto altro.

La loro originale spiritualità, vissuta in relativa autonomia di pensiero e di azione, si manifesta nel dire e scrivere le personali esperienze spirituali in proprio. Non sono testi mediati da un confessore, un direttore spirituale o un agiografo. Il loro linguaggio è nuovo, fondato sull’esperienza del divino e l’immediatezza. Non raramente raggiunge altezze mistiche.
Al tempo le donne non potevano parlare e tanto meno scrivere di questioni spirituali. Le Beghine però non usano il latino (lingua dei chierici e dei dotti) e si esprimono nella loro lingua materna. È per questo che all’inizio dei nostri “volgari” europei troviamo molti testi di queste donne, che hanno contribuito in modo significativo alla formazione delle nostre lingue.

Si sono scontrate, a volte con esiti tragici, con l’autorità della chiesa a livello centrale (da vari Concili e Papi vengono emanati divieti e scomuniche nel XIV e XV secolo). Mentre a livello periferico e/o locale spesso sono state esaltate e difese da vescovi e prelati. Erano i secoli dei grandi movimenti eretici e del mondo violento delle guerre, delle crociate, dell’inizio dell’inurbamento, delle grandi epidemie, poi della riforma protestante: in qualche modo le premesse della modernità.

Nel corso dei secoli successivi il movimento beghinale si strutturò di più e diffondendosi per tutta Europa, ebbe vicende diverse. Nel XIX e XX secolo, con i grandi cambiamenti sociali e l’evoluzione delle società, iniziò una relativa diminuzione di presenze e di rilevanza.

L’ultima Beghina di questa infinita schiera, Marcela Pattyn, muore in Belgio nel 2013. Un amico belga mi raccontò che la sua anziana zia defunta era stata beghina e andammo a vedere la sua casa nel beghinaggio che, trasformato in una fondazione, gestiva un “condominio”, con abitanti laici e regole particolari per conservare un poco lo spirito antico.

Ancora oggi, credo, c’è molto da imparare da queste donne e questo modello di vita sul piano organizzativo e gestionale delle loro comunità, il loro stile di vita, di studio, di preghiera e di servizio e per le innovative soluzioni urbanistiche e imprenditoriali. Per non parlare del loro contributo alla mistica, alla teologia, alla liturgia e all’arte: sono numerosi gli studi sulla storia e sugli scritti delle Beghine, che si sono distinte in questi campi, raggiungendo livelli di eccellenza. Di questa storia e delle numerose testimonianze che continuano ad emergere, molto è già stato scritto e cercherò di accennare a qualche testo introduttivo nella bibliografia.

Come sono entrate nella mia storia?

Le vie delle Beghine sono molte e varie, spesso in curva, sottili, a volte misteriose, ma fortunatamente si sono incrociate con la mia e mi hanno guidato con sapienza e gentilezza sul cammino della mia visione e missione. Ho avuto genitori (insegnanti nella scuola statale) amanti della conoscenza e appassionati di viaggi, così fin da piccola ho girato molto con loro per l’Italia, poi in Europa e poi nel mondo. Non ancora undicenne, nell’estate del 1963 ero a Bruges, nel famoso Beghinaggio (Begijnhof).

Nelle foto a Bruges e a Amsterdam

Era ancora abitato dalle Beghine dell’antica tradizione: nel 1960 si contano in Belgio 11 beghinaggi attivi con 600 beghine (da Panciera S., Le beghine. Una storia di donne per la libertà, Gabrielli Editori, 2011 – pg.122). Dunque io le ho viste e hanno lasciato tracce nella memoria.

Nel 2010, partecipando ad un convegno, ascoltai Silvana Panciera che parlava del suo libro: Le Beghine. Una storia di donne per la libertà, ripubblicato nel 2022. Mi ri-cor-dai: stabilii il contatto con Silvana, che aveva vissuto 25 anni in Belgio e quindi “le conosceva bene” e da lì entrai nella rete, a maglie molto larghe, che si andava intessendo.

Nel 2011 con l’amica Michela facemmo un tour nei beghinaggi del Belgio (tredici dei quali sono patrimonio UNESCO) e scoprimmo un mondo di cui erano rimasti magnifici esempi di urbanistica e testimonianze di memorie storiche, che stimolarono ulteriormente il mio interesse.

In seguito, Silvana, che aveva iniziato una preziosa newsletter di collegamento, ci informò di un’associazione tedesca di Beghine moderne, che proponeva annuali viaggi di studio in varie località del paese tra beghinaggi antiche e moderni.

Entrai in contatto con la Dachverband der Beginen e.V., che si era costituita nell’aprile del 2004 e decisi di partecipare al viaggio del 2014. Ci andai con un’amica incontrata nell’occasione e poi appassionatasi al tema, tanto da scrivere un libro: Milena Garavaglia Cohousing al femminile. Abitare nei beghinaggi moderni. Tornai in Germania per un altro viaggio nel 2016. Feci amicizia con Brita Lieb, Beghina tedesca, che da oltre 35 anni è una delle animatrici dell’associazione tedesca e continua con fedeltà e passione lo studio e il sostegno alle attività. È grande studiosa e ricercatrice e fondatrice del beghinaggio di Bochum (Essen).

Sono stata a casa sua nel 2017 (ha un archivio di documenti notevolissimo, purtroppo per me, quasi tutto in tedesco). Poi nel 2020 e 2023 ho partecipato all’annuale “Incontro delle Beghine”: una giornata di studio, in cui ci si ritrova e si ascoltano relazioni su recenti studi e ricerche.

Questa occasione sta diventando internazionale, ospitando relatori, relatrici e partecipanti europei. Quest’anno (14 ottobre 2023) l’ospite speciale è stata Sr Laura Swan, osb (ordine di San Benedetto), del monastero benedettino (priorato di St. Placid) nello stato di Washington, USA. Sr Laura insegna nell’università di St. Martin, nella Facoltà di Teologia e Studi religiosi e ha pubblicato diversi libri, tra cui nel 2014 The Wisdom of the Beguines. The Forgotten Story of a Medieval Women’s Movement (La saggezza/sapienza delle beghine. La storia dimenticata di un movimento medievale di donne). L’invito a Sr Laura è coinciso con la pubblicazione in tedesco della traduzione del suo libro, fatta appunto dalle Beghine tedesche.

L’associazione Dachverband der Beginen e.V. conta oltre 600 (seicento) donne, che vivono in circa 35 beghinaggi. Ognuno è autonomo e costituito in associazione, tutte le associazioni sono federate a livello nazionale (molte iniziative, servizi e attività). Nell’autonomia, ogni beghinaggio fa le sue scelte, ma in genere è presente una serie di attività interne e servizi o contatti all’esterno, spesso a favore delle donne del quartiere in cui sono situate. Perlopiù le attività sono rivolte alla formazione, allo scambio, al mutuo aiuto e le donne possono frequentare gli spazi comuni del beghinaggio. Si va dall’attenzione e all’impegno per l’ecologia e la sostenibilità, all’offerta di servizi per le persone (consultorio, psicologa, terapista, attività per bambini, sala di meditazione, biblioteca, ma anche sauna e palestra, oppure scuola di tedesco per stranieri, sala del silenzio, un bar e ritrovo di quartiere, collaborazione con scuola materna, aiuto e supporto a ragazze madri o donne in difficoltà seguite dai servizi sociali). In Germania ci sono Beghine di ogni età: dai 25 ai 90 anni, single, vedove …

Quello che succede in Germania è molto bello (!), ma più unico che raro: in Europa qua e là ci sono alcune esperienze o esperimenti. Tutti abbastanza recenti e piuttosto isolati. Nel resto del mondo rarissime esperienze. Poca documentazione, nessuna “rete” per ora che sia in grado di raccogliere tutti i “pesci”. Volendo approfondire, consiglio il sito “Il movimento beghinale” gestito da Silvana Panciera 

Venendo ai nostri giorni, in Italia alcune realtà si sono costituite nel dopo Concilio, tra loro piuttosto diverse. Si tratta della Sororità di Mantova, de Il Giardino delle Beghine, delle Nuove Beghine. Nel sito sono descritte le fondazioni, l’attualità, le attività. Una novità è l’utilizzo del nome “Beghina”, che non era in uso fino ad ora in Italia.

In Italia la storia del movimento è descritta con molti dettagli nella voce del Dizionario degli Istituti di Perfezione, edizioni Paoline, alla voce “pinzochere“, redatta da Romana Guarnieri. La loro presenza risale ai primi anni della nascita del movimento nel XII secolo. È certo che la vicinanza a Roma e al Vaticano, la scarsa comprensione e forse un certo timore dei prelati per queste donne e comunità, stimolarono il controllo, esercitato in effetti su tutta la società civile da parte della Chiesa gerarchica. Questo fece sì che molte donne si trovarono consigliate o spinte ad entrare nei Terzi Ordini degli Istituti tra cui i Domenicani, i Francescani, i Servi di Maria. Il che non ha impedito l’attività e la testimonianza di donne di eccezionali virtù, presenza e servizio, molte delle quali note fino ai giorni nostri: Romana Guarnieri ne cita a decine.

In realtà in Italia la parola beghina ha assunto nel sentire comune un’accezione di disprezzo (come diceva Romana Guarnieri). Anche Palazzeschi (che doveva saperne assai poco) scrive una poesia sarcastica su di loro.

Per stare al presente, provate a digitare su Google “beghina” e leggerete la voce nella Enciclopedia Treccani. La spiegazione che io offro è che in un mondo patriarcale e maschilista, società e chiesa non vedevano di buon occhio donne libere e indipendenti, che conducevano una vita religiosa e di servizio: dunque la miglior arma è in casi come questi, la calunnia. E provate voi a smontarla.

E io allora?

Io mi situo tra le Beghine “non associate”. Per dirla in latino, in domo mea. Appartengo pienamente al lignaggio delle Beghine antiche, ma vivo e opero nel XXI secolo. Desidero delle com-pagne, sorelle e amiche, con le quali aiutarsi e camminare nel mondo e servire insieme. Spero che presto ce ne saranno.

Questa fase della storia del pianeta mi sembra che si caratterizzi sempre più come “tempo assiale della donna” (di tempo assiale parlò il filosofo tedesco Jaspers nel ‘900): dopo millenni di patriarcato, molti eventi sul pianeta segnalano una presa di coscienza e di parola delle donne e sulle donne. Profetico lo slogan: “Se non ora, quando?”

Abbiamo urgente bisogno di ri-equilibrio e di armonia tra persone (donne e uomini, popoli e nazioni, fedi, ideologie e tecnologie…) e nell’ambiente che ci nutre e ci sostiene (ecologia, sostenibilità, rispetto della natura …). L’umanità ha davanti a sé sfide globali, che coinvolgono ogni essere vivente.

La mia mission è proporre la via delle Beghine, percorsa per molti secoli con originalità, efficacia e sapienza dalle Beghine. La via della libertà in relazione, con l’obiettivo di contribuire alla bellezza e all’unità del mondo nella giustizia e nella pace, con tutti gli esseri viventi che lo abitano.

13 dicembre 2023, Santa Lucia
Simonetta Pirazzini
Bologna
simonetta.pirazzini@gmail.com

Bibliografia essenziale

In italiano

  • Romana Guarnieri, Con occhi di beghina, Marietti 1820, 2003
  • Romana Guarnieri, nel Dizionario degli Istituti di Perfezione, vol. 6, Edizioni Paoline 1980, “Pinzochere” (pp. 1722-1749)
  • Alcantara Mens, nel Dizionario degli Istituti di Perfezione, vol. 1, Edizioni Paoline 1974, “Beghine, Begardi, Beghinaggi” (pp. 1165-1180)
  • Silvana Panciera, Le Beghine. Una storia di donne per la libertà, Gabrielli Editori 2011, ripubblicato nel 2022
  • Milena Garavaglia, EBOOK Cohousing al femminile. Abitare nei beghinaggi moderni, 10 maggio 2017
  • Luisa Muraro, Le amiche di Dio. Margherita e le altre, Edizioni Orthotes, Napoli, 2001
  • Dieudonné Dufrasne, Donne moderne del medioevo. Il movimento delle beghine: Hadewijch di Anversa, Mectilde di Magdeburgo, Margherita Porete, Jaca Book 2009

In inglese

  • Laura Swan, The Wisdom of the Beguines. The Forgotten Story of a Medieval Women’s Movement, BlueBridge 2014
  • Walter Simons, Cities of Ladies. Beguine communities in the Medieval Low Countries, 1200-1565, University of Pennsylvania Press, Philadelphia 2001