
CONTRORA
E’ un libro che si presenta nella veste di una riposante lettura da fare danti al caminetto.
Ma dopo poche pagine ti cattura il vigore lirico che disegna l’affresco di una storia vivente che copre l’arco di una vita intera come quello della Cappella Sistina.
È difficile collocare quest’ultima opera di Katia Ricci perché non è un romanzo né un’autobiografia e non rientra in nessuno degli schemi che ci aiutano a classificare un genere letterario. Aggiungerei che non rientra neanche nella letteratura classica, perché c’è una contemplazione sacra della vita umana che restituisce ai corpi il loro spirito.
È un’opera di resurrezione dei corpi delle donne e degli uomini.
Primo fra tutti quello del padre, la figura attorno alla quale si muove la macchina da presa.
Il padre è la figura messa al bando dal giudizio di una figlia che non perdona il sacrilegio della madre. Ma è proprio lei, la figlia, che dopo la morte del padre, si ritrova a rivolgergli lo sguardo fino ad entrare nella sua vita intima e scoprire, lettera dopo lettera, che il suo corpo è rimasto inchiodato alla croce a cui il regime patriarcale inchioda il destino degli uomini e delle donne.
E’ un libro che opera la redenzione del padre e questa natura mistica e politica gli conferisce il senso lirico che il magistero femminile riconosce alla storia vivente.
C’è in tutta l’opera l’esercizio di un Magistero femminile che riscrive la Storia che i libri scolastici cancellano e lo fa con la potenza illuminante dello sguardo d’Amore.
Mariagrazia Napolitano