Afrodite svelata – di Maya Vassallo Di Florio

Afrodite Svelata.

La scrittura di questo libro, che è un’inedita ricerca su un archetipo originario del femminile, è viva, carica di voglia di amare, gioire, vivere pienamente nel mondo. È quel che colpisce di più, alla prima lettura.

Anche per il momento in cui ci troviamo a vivere in questi anni della storia della vita su questo pianeta, un momento in cui la deriva lunga del patriarcato sta svelandosi a un numero sempre più vasto di umani, ovunque si trovino a vivere, in tutta la sua potenza distruttiva accumulata negli ultimi millenni. E in cui predominano emozioni come la disperazione, la rabbia, la depressione.

E mentre si presenta come una guida per celebrare la Ruota dell’Anno (un modo di misurare lo scorrere del tempo fedele alla visione ciclica del Tempo prima della Storia), con istruzioni pratiche su meditazioni e ritualità che possono essere praticate nel quotidiano, l’ossatura portante del libro rivela un lungo lavoro di ricerca per restituire alla Dea – che più di ogni altra è stata bersaglio e insieme schermo bianco su cui proiettare il desiderio e le fobie, le ferite e le patologie del maschio umano patriarcale – la sua originaria e panica area semantica.

Afrodite è una potente manifestazione della numinosità del femminile, che dalla preistorica Signora di Laussel in poi (c. 25.000 anni fa) è stata vista e rappresentata nei corpi delle donne che riflettono sulla terra i movimenti del cielo, e della luna in particolare, fino a diventare una Dea che era una e trina: vita morte e rigenerazione, sofferenza gioia e speranza proprie di ogni fase della vita.

Allo stesso tempo, Afrodite è forse la più mediterranea delle potnie, legata com’è fin dalla sua nascita all’acqua del mare e sembra aver assunto in sé e riverberato la meraviglia climatica del bacino del Mediterraneo, un luogo della Terra benedetto dal clima, dalle infinite varietà di flora, fauna, e uccelli, dall’abbondanza delle messi, dal volto mite della Natura, abitazione elettiva della Madre benefica e che, forse proprio per questo “eccesso” di doni, è stata trasformata dall’invidia, dall’ansia e dal saccheggio maschile fuori controllo nella culla di Incubazione delle tre religioni monoteiste più radicalmente ostili al femminile.

Ogni aspetto di Afrodite sulla Ruota dell’anno si compone di numerose sfumature, i suoi nomi sono tanti, è mirionima tanto quanto la sua immagine speculare nord-africana, Iside, con cui condivide molti tratti. Ri-membrarla – scopo da cui nasce il libro – significa ricordarla e attraverso i suoi mille nomi ricomporre la sua interezza, integrità, potenza.

Significa anche restituire alla storia dei popoli che qui hanno vissuto, navigato, amato e pensato i frammenti spezzati di una sapiente cosmovisione, dispersa dalla furia necrofila maschile. E integrare nella psiche parti di sé separate con l’accetta. E riconoscere alla donna l’integrità corporea di chi è sovrana del proprio corpo e del proprio godimento.

E mentre cresce la consapevolezza che chiamare le nude statuine preistoriche “veneri” (dal nome latino di Afrodite) voglia dire adeguarsi alle intenzioni della cultura patriarcale di ridurre il corpo femminile a puro oggetto sessuale e riproduttivo, la ritrovata numinosità a 360 gradi della Ruota di Afrodite/Venere potrebbe rendere questa parola di nuovo appropriata. Scrive l’autrice: “Sul perché (le statuine del Paleolitico) siano state chiamate proprio Veneri esistono differenti scuole di pensiero … Io scelgo l’interpretazione secondo cui proprio per l’immensità di Afrodite, Venere, Grande Dea del Mare, della Terra, dei Cieli e dell’Amore sacro, è stato scelto questo nome per chiamare le statuette paleolitiche che la raffigurano”.

E ricorda come fin da tempi remotissimi l’essere umano abbia sentito l’esigenza di creare l’Immagine di una entità simile all’umano ma più grande, più sapiente e anche disposta all’ascolto, da poter venerare e pregare. Perché è Lei che dà la vita e mette al mondo tutte le creature che popolano la terra attraverso i suoi elementi e la volta del cielo, è Lei che attraverso il costante trasformarsi della vita nello spazio-tempo della dimensione fisica indica a chi ha occhi per vedere la Via da seguire per continuare la creazione originaria.

“Trovo affascinante che … il latino venerari sarebbe parente del sanscrito wanah, desiderio, e che l’italiano venerare (verbo che esprime il massimo della riverenza e gratitudine riferite a tutto ciò che è sacro e sentito come tale), sarebbe derivato dal suo culto”.

Inoltre, Afrodite “è la potenza sia selvaggia che civilizzatrice dell’Arte, è il Caos dal quale nasce una stella danzante, è l’Armonia”. Ancora in epoca storica, nel tiaso di Saffo a Lesbo (isola oggi nota ai più per essere orribile campo di concentramento dei migranti senza terra) si apprendevano tutte le arti, dalla danza al canto alla musica alla poesia fino all’arte di Amare e d’incarnare Afrodite nell’unione sacra del sesso. “Nell’incanto dell’isola assolata, sotto chiarissimi cieli e in magici pleniluni, fra colori e profumi di rara intensità, circondate da oggetti di raffinata fattura orientale, le fanciulle vivevano il loro appassionante apprendistato al bello”.

Possa lo svelamento di Afrodite risuonare nel profondo di ciascuna e ciascuno e risvegliare la memoria del sapersi donare a tutte le espressioni dell’amore.

Luciana Percovich dicembre 2021