Le radici invisibili della Storia

La Storia, quella che impariamo nei libri, non è mai stata neutra.
È una narrazione costruita a partire da un solo punto di vista: quello maschile.
Quando diciamo “patriarcato”, non parliamo di un ordine naturale delle cose, ma di un sistema simbolico e culturale che, nel tempo, ha ridefinito il senso stesso di umanità, escludendo o marginalizzando tutto ciò che non rientrava nel suo orizzonte: il femminile, la relazione con la terra, la ciclicità, la cooperazione, la spiritualità incarnata.

Le radici invisibili della Storia, il progetto di divulgazione e riscrittura storica in formato podcast, dell’Associazione Preistoria in Italia, nasce per scardinare questa abitudine dello sguardo.
Per ricordare che il mondo non è sempre stato così, e che la Preistoria non fu un tempo di barbarie in attesa della civiltà, ma un lungo periodo in cui gli esseri umani vivevano immersi in una rete di significati condivisi, dove la vita — non il dominio — era al centro.

Nel racconto patriarcale, la Storia comincia con l’uomo che conquista, costruisce, nomina.
Tutto ciò che viene prima è definito “pre-“, “primitivo”, “caotico”, “senza scrittura”.
Ma cosa significa davvero senza scrittura? Forse senza quella scrittura.
Perché esiste un’altra memoria — fatta di gesti, di segni incisi sulla pietra, di cicli naturali, di simboli femminili e cosmici — che parla una lingua diversa: la lingua dell’interdipendenza, del sacro come relazione, non come potere.

Con questo progetto, Preistoria in Italia vuole aprire uno spazio di conoscenza e di ascolto, dove la ricerca archeologica e antropologica si intrecciano con una riflessione politica e simbolica: riscrivere la Storia partendo dalle sue omissioni.
Rileggere le origini per smascherare l’illusione di naturalità del patriarcato, restituendo senso e valore a quei saperi e a quelle forme di vita che il pensiero dominante ha reso invisibili.

Il progetto si rivolge a chi sente che la Storia così come ci è stata tramandata non basta più.
A chi intuisce che ogni civiltà comincia quando qualcuno impone il proprio racconto sugli altri.
E a chi, invece, vuole tornare alle origini non per nostalgia, ma per liberare il passato e con esso il presente.

Perché non c’è niente di più rivoluzionario che ricordare ciò che ci hanno insegnato a dimenticare.

Alessandra de Nardis 25/10/25