“Scrivere questo libro è un Atto Disperato compiuto in un tempo di battaglie decisive tra principati e potenze. Oggi più che mai la vita fisica e spirituale su questo pianeta e in qualsiasi altro luogo raggiungibile è minacciata d’estinzione.”
Con queste parole inizia Quintessenza. Realizzare il Futuro Arcaico (1998) di Mary Daly, potente creatrice di pensiero, linguaggio, visione e ispiratrice di questo lavoro collettivo.
Come Annie, Antenata del Futuro, che evoca Mary dal passato per farle raccontare di quegli anni decisivi nel determinare le scelte che avrebbero portato l’umanità a una svolta, anche noi ci sentiamo parte dell’Anonima Network, ossia di una lunga genealogia di donne che hanno pensato, scritto e lavorato – restando quasi sempre anonime o non viste nel mondo dei patriarchi – per non lasciar morire la Speranza di rendere finalmente un giorno possibile una nuova “Straordinaria Transizione verso l’Era Biofila”.
Le riflessioni di Mary Daly sull’attività creatrice del nominare sono pienamente espresse in un altro suo libro precedente, il Websters’ Wickedary (1987), in cui molte parole vengono ridefinite dando vita a un nuovo dizionario della lingua comune; ed è questo testo che ha ispirato la “messa in opera” del nostro Cronario. Come Tessitrici di Trame (Websters) abbiamo scelto parole in uso nel variegato movimento delle donne attuale immergendole nel contesto e nell’immaginario delle sue donne “Ribelli, Ingovernabili Viaggiatrici nel Viaggio in un altro mondo”.
“Le Tessitrici di trame invitano le donne Selvagge di altre tribù e di altre lingue a tessere i loro propri dizionari. Ci uniamo nella Congiura di questi Altri Extra-ordinari Lavori – non come copie o cloni, ma come la messa in opera di una trama sorella in cui si esprime la Radiosa Diversità delle Megere, delle Filatrici, la cui Madre-Lingua può parlare di Meraviglie ancora senza Nome.” (Mary Daly, Websters’ First New Intergalactic Wickedary of the English Language, 1987)
Il lavoro per il Cronario ha iniziato a definirsi tra aprile e maggio del 2020, nel bel mezzo della pandemia.
In quei mesi di smarrimento, Luciana Percovich riesce a mettere in comunicazione fra loro molte donne incontrate in tutta Italia durante i suoi seminari, con l’intento di superare l’isolamento imposto dal lockdown e trovare il modo di affrontare tutte insieme il momento di shock collettivo.
Attraverso quelle che abbiamo dapprima chiamato “Le proposte del Fare – Trame Dorate”, abbiamo iniziato a mettere insieme pensieri, riflessioni ed energie per immaginare concretamente una diversa visione del mondo e nuovi modelli di vita rispetto a quelli fallimentari che ci avevano condotte a quel momento così drammatico.
Nel gruppo iniziale si sono alternate molte donne che hanno dato il loro essenziale contributo di esperienze per un lavoro che abbiamo sempre considerato in divenire: eravamo donne di età, storie, esperienze e luoghi diversi, e pensavamo di avere una visione e un intento comuni; ma ci siamo subito rese conto che occorreva innanzitutto trovare un linguaggio condiviso, risignificare insieme le parole che in ogni confronto ricorrevano più spesso, ma che non venivano usate con lo stesso significato e la stessa risonanza. E che spesso finivano per creare barriere tra noi.
Sapevamo che da tempo in ogni angolo del pianeta molte donne sentivano forte la spinta e la responsabilità di creare un’alternativa concreta al modello patriarcale che sta portando il mondo a situazioni di malessere estreme, di cui il Covid era un sintomo. Ci sentivamo parte di una marea montante, ma avevamo bisogno di comprenderci fra noi senza troppi inciampi, ambiguità o perdite di tempo, e ci siamo allora concentrate sul linguaggio perché, anziché confonderci o fermarci, agevolasse e snellisse la comunicazione. Sulle parole per dirlo. E allora abbiamo pensato a come costruire uno strumento, un dizionario delle Crone, che fosse capace di ispirare la nostra vita e le azioni quotidiane di questo tempo di snodo. Un sentiero per un fare concreto verso una forma di civiltà che affondasse le sue radici nel nostro sentire comune ispirato ai modelli matriarcali del presente e del passato. Attraverso parole che non fossero come banderuole ma segni univoci alimentati da un immaginario condiviso. Delle Crone, perché la generazione apripista del femminismo, quella che aveva vent’anni negli anni Settanta, attraversa ora la fase della maturità e della vecchiaia, e desidera lasciare ciò che ha capito del mondo in eredità alle Sorelle del Futuro.
E sono state le donne del Cerchio troppo giovani per essere Crone, che hanno vissuto il movimento delle donne degli anni Settanta solo indirettamente ma che non sono più abbastanza giovani per condividere appieno le nuove espressioni del femminismo, ad avere un importante ruolo di “ponte” durante tutto questo lavoro. Sono state coloro che hanno accolto con curiosità e coinvolgimento l’eredità delle Crone filtrandola alla luce delle esigenze delle nuove generazioni di donne ponendosi come spazio “di mezzo” su cui stabilire un collegamento intergenerazionale.
Per un po’ abbiamo trasformato gli incontri in Gruppo di Autocoscienza, confidenti nella forza di quel metodo di lavoro sperimentato agli inizi del movimento delle donne, e l’appuntamento settimanale online, dalle nostre case, è diventata un’abitudine necessaria non solo a tenere in piedi la rete di pensieri, ma a darci conforto reciproco e osare progettare il dopo pandemia. Ci stavamo infatti rendendo conto di come quei due anni di arresto avessero lavorato dentro di noi, di come quel tempo sospeso sarebbe diventato uno spartiacque fra prima e dopo, che sarebbero emerse nuove urgenze, che non tutto sarebbe tornato a fluire esattamente come prima e che forse avremmo anche avuto bisogno di altre modalità di discussione e riflessione.
Nell’estate del 2022 abbiamo deciso di sistematizzare quanto era emerso dagli incontri che si erano susseguiti fino a quel momento, perché a quel punto ci sembrava interessante condividere la nostra pratica sul linguaggio e le parole. È così nato il gruppo “redazionale”, formato da Eleonora Ambrusiano, Paola Broggi, Roberta Fenci, Stefania Girelli e Luciana Percovich, che ci ha dato la possibilità di mettere in pratica alcuni principi matriarcali, spesso nominati nei cerchi, di cui sentivamo e sentiamo la mancanza nei contesti “democratici” patriarcali. Abbiamo lavorato con cuore, cura, consenso decisionale, discussione pacifica e scambio di idee in una pratica relazionale rispettosa, coltivando l’ascolto e lo sguardo attivo. Nel farlo, altre parole sono venute alla nostra attenzione e sono state approfondite proprio partendo da questa pratica di scrittura e condivisione. E così è arrivata la decisione di rendere pubblico il Cronario e con esso il nostro vissuto di quel periodo.
Abbiamo riletto tutte le parole già presenti, ci siamo confrontate su ognuna, le abbiamo riviste, editate e a volte integrate con nuovi spunti. Lo abbiamo fatto insieme a più mani e così il lavoro redazionale si è trasformato in un’inaspettata e nuova esperienza di scrittura collettiva che è stata formativa oltre ogni modo e oseremmo dire trasformativa.
Ci siamo messe in discussione sul nostro agire e pensare quotidiano scoprendo quanto sia subdola e introiettata, in ognuna di noi, la cultura dalla quale cerchiamo di prendere le distanze.
Esaminare le parole è stato un lavoro fondamentale, perché sono le parole ad esprimere il nostro pensare e immaginare, il nostro agire. Il cambiamento che auspichiamo passa prima di tutto dalle parole che sono intrise di significato patriarcale e quindi necessitano di essere liberate.
Il Cronario è il nostro tentativo di liberarle ri-significandole, in modo da facilitare la comunicazione anche fuori dal Cerchio. Vogliamo mostrare alle persone con cui desideriamo confrontarci e dialogare dove siamo, da cosa partiamo, cosa riteniamo non più trattabile, ossia irrinunciabile. Una sorta di territorio dove entrare in comunicazione autentica con chiunque desideri e cerchi nuovi modi di interpretare il mondo nella sua complessità.
Il patriarcato è un disastro persistente: “la vita fisica e spirituale su questo pianeta e in qualsiasi altro luogo raggiungibile è minacciata d’estinzione”. Allo stesso tempo siamo convinte che si sia avviato un processo di transizione e alle nuove generazioni di donne vogliamo lasciare qualcosa di quello che in tanti anni abbiamo capito e elaborato. Con la speranza di provocare la loro curiosità e la consegna di interagire attivamente con questo nostro lavoro e la sua straordinaria esperienza di co-operazione.
A tutte e tutti chiediamo di sperimentare nel quotidiano modi diversi di esprimersi e di pensare perché il primo passo di ogni cambiamento è prima di tutto a livello individuale e interpersonale.
“Mentre le Tessitrici con le loro Trame incrociano le nostre strade nei Viaggi Labirintici, le parole prendono vita e noi tessiamo e ritessiamo i loro messaggi in nuove Trame che ne descrivono il loro vero contesto, il loro background. Nei nostri intrecci seguiamo i voli delle parole, che portano messaggi, saltano, volano, si librano e cantano. Come gli uccelli, le parole sono alate. Sono spiriti ancestrali, che risvegliano la Memoria. Possono anche essere paragonati agli Angeli, messaggeri della Dea.” (Mary Daly, Websters’ First New Intergalactic Wickedary of the English Language, 1987)
Anonima Crone